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ANDARSENEN
Una piccola fiammiferaia

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La nonna non c’è più. No, non è andata in vacanza. Non tornerà presto.

Cosa vuol dire? Cosa succede adesso? 

“C’era una volta” un cappello. Che ora non c’è più, ma che continuerà ad essere presente.

“C’è ancora una volta” una piccola fiammiferaia, che per vederci più chiaro deve accendere i fiammiferi. Con l’aiuto di un amico speciale.

Spettacolo finalista In Box Verde 2016

Vincitore di OFFerta Creativa 2014

Con Silvia Lamboglia e Giuseppe Montemarano

Regia e drammaturgia Gloria Gulino

​Costumi e scenografia Alessandra Vicini

Illustrazioni Viola Tanganelli

Assistenza preziosa Sara Maurizi

Per famiglie e bambini dai 5 anni in su 

Durata 48 minuti

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E' la storia di una bambina che si trova a vivere l’esperienza della morte della nonna. Una piccola fiammiferaia dei giorni nostri in cammino in un sentiero illuminato e riscaldato da quei fiammiferi, tappe fondamentali del suo percorso, accesi da una singolare “guida”; mentre lo spazio vuoto lasciato da un cappello si anima nel ricordo della vita con la nonna.

 

Lo spettacolo è pensato per un pubblico di bambini dai 5  anni in su, con particolare attenzione anche al pubblico degli adulti “accompagnatori”, genitori e educatori, che assistono al punto di vista del bambino in una circostanza così delicata come quella del lutto. Lo spunto è dato dalla fiaba de La piccola Fiammiferaia, di Andersen.

 

Attraverso un linguaggio diretto e leggero, a tratti divertente, vogliamo rivivere con i bambini l’esperienza della perdita di una persona cara, come la nonna, e il percorso di accettazione della stessa come di qualcosa di reale e naturale; scoprire come i ricordi  legati al vissuto di quella persona siano parte integrante del nostro essere.

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La fiaba si riappropria della sua funzione originaria di descrizione del mondo reale (anche nei suoi aspetti più crudeli) attraverso un linguaggio comprensibile ai bambini, dando loro la possibilità di  affrontare catarticamente le proprie paure. Presentare l’inquietante per poterlo meglio controllare e collocare, così da continuare il cammino più forti, perché consapevoli.

Così parliamo della morte, o meglio: della perdita, di ciò che rimane dopo la morte di una persona cara, della vita che continua, in contrapposizione alla morte vista non come un mostro, e descritta in modo non menzognero, ma reale, come qualcosa di naturale e parte di un percorso.

Sullo sfondo: la fiaba della piccola fiammiferaia; il libro della nonna. Il contrasto tra luci e ombre, evocato dai fiammiferi, è rappresentativo del percorso interiore della protagonista: spesso non lineare, incespicante e contradditorio nei continui tentativi di “chiarire” gli accadimenti a volte incomprensibili che la vita ci porta ad affrontare.

Di fianco: una piccola “guida”, un amico reale, ma che sembra uscito dalle fiabe.

I due attori si muovono in un non luogo che è un rifugio (familiare perché ricorda un parco giochi), lo spazio di un percorso emotivo. La scenografia è costituita dai pezzi (a grandezza bambino) di un gioco di costruzioni, perché il percorso è affrontato giocando, cioè col linguaggio del bambino, che costruisce volta per volta le immagini di cui ha bisogno per capire la realtà che lo circonda, supportato dal potere evocativo della musica.

​Un articolo sul lavoro svolto: nuoveartiterapie.net/2014/03/06/andersen-una-piccola-fiammiferaia/

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