ISTANTANEE POSSIBILI
Percorsi pedagogici e Progetti artistico-culturali
PROMEMORIA
Monologo per persona sola
"E' come essere strappati dalla propria terra, ma senza poter pensare di ricominciare da capo.
Senza poter pensare. Il pensiero è aggrovigliato, è un nastro rotto, un nastro ingarbugliato."
Di e con Gloria Gulino
Genere Prosa, monologo
Durata 53 minuti
Testo finalista Premio Candoni "Anima e corpo del personaggio femminile" 2016
Spettacolo finalista per la miglior drammaturgia al Roma Fringe Festival 2015
Ospite di Avamposti Calenzano Teatro Festival 2016
Assistente alla regia e alla drammaturgia Silvia Lamboglia
...e con l'aiuto prezioso di Sara Maurizi, Diego Valentino Venditti
Le voci registrate sono di Zine Labidine Jahabli, Silvia Lamboglia, Sara Maurizi, Alessandro Migliucci, Davide Montemarano, Giuseppe Montemarano, Diego Valentino Venditti
Be’, se siete come me probabilmente non pensate un granché,
però avete moltissime sensazioni, un mare di sensazioni.
Tutto quello che noi facciamo è stracarico di sensazioni.
(C.S.Henderson, Visione parziale - Un diario dell’Alzheimer)
Una signora qualunque, la spesa da mettere a posto, un’importante ricorrenza familiare da festeggiare. Tutto – dalla torta preferita alla tovaglia ben stirata, dal piatto della tradizione alle candeline – tutto deve essere perfetto. La signora in questione, però, è affetta dal morbo di Alzheimer, e tutto quello che per una signora qualunque sarebbe la quotidianità, per lei diventa una salita impervia, una discesa ripidissima, un continuo inciampare nei suoi pensieri. Una scoperta. Una perdita. Ma soprattutto, un giallo domestico alla ricerca di qualcosa che sfugge: la propria memoria.
“Promemoria” è un lungo racconto in cui i ricordi si fondono con l’ostilità del presente, è un monologo tragicomico che cerca di dare voce al malato, nella forma teatrale che più si confà alla solitudine. Solitudine turbata, però, dalla presenza di un misterioso folletto, conosciuto da tutti col nome di Barabanén, colpevole di stravolgere l’ordine delle cose di una cucina in cui gli oggetti si muovono senza giustificazione apparente. Questa dispettosa presenza è la sola spiegazione che l’anziana signora sa dare alla sua condizione di spaesamento e solitudine, alimentata dai rintocchi di un orologio che sembra scandire un tempo tutto suo, tra passato e presente, visioni e realtà, minuti cancellati e minuti ripetuti.
Lo spettatore si addentra nello spiazzamento della protagonista e tra i suoi fantasmi, che sono tracce dell’identità che la malattia cerca di rubarle.
L’unico strumento di mediazione col presente è la radio, che però apre un varco nel passato: una storia di radici strappate (una storia vera) e pensieri aggrovigliati. Nastri rotti, nastri ingarbugliati. Nella Libia del regime di Mu’ammar Gheddafi questa donna, ora ragazzina, lotta per non dimenticare la sua terra, la sua infanzia, e per dare un lieto fine alla sua storia d’amore.
Nel presente questa donna, ora malata, lotta per conservare la propria identità, che va sbiadendosi assieme alla memoria.
Gloria Gulino, attrice e autrice del testo, prende spunto da episodi cruciali nella storia della sua famiglia. La voce della protagonista è una, ma è tante. Lo spettacolo si arricchisce delle testimonianze di persone affette dal morbo di Alzheimer e dalla lettura di pubblicazioni di vario genere riguardanti la malattia.
Un dovuto ringraziamento va al personale infermieristico del centro per la cura dell’Alzheimer “Giovanni XXIII” di Bologna, dove è stato possibile entrare in contatto diretto con i pazienti.